Alcune filosofie e alcune religioni ci dicono che ogni cosa ha il suo momento ed è vero. chi fa uso di droga poi lo sa ancora meglio e lo mette in pratica quotidianamente. Le droghe aborriscono il fare più cose contemporaneamente, se non quando si cerca di procurarsele. Finalmente, sedici anni dopo è arrivato il momento del ritorno degli esploratori sonici Bongzilla, uno dei gruppi che ha esplorato a fondo l'indissolubile legame fra marjiuana e musica pesante. Il loro Amerijuanican del 2005 è uno di quei dischi che ti si imprimono nella mente e scava per anni, lasciando conseguenze pressochè irreparabili. Ci voleva un ritorno sonoro di questo gruppo, e tale ritorno avviene anche per merito dell'etichetta italiana Heavy Psych Sounds, che sta lavorando molto bene e soprattutto su scala internazionale. Weedsconsin è un disco al cento per cento Bongzilla, con corde ribassate, un muro di suono che è la traduzione musicale di una spessa coltre di fumo. Già dal singolo Sundae Driver si può capire dove voglai andare a parare il gruppo del Wisconsin. Passano gli anni, ma non passa la volgia di marcezza, cattiveria e rigetto sonoro dei Bongzilla. Riffs monolitici, sezione ritmica psicotropa, pochi elementi ma fatti rendere al massimo, effetti speciali che sbocciano nel nostro cervello. Cambi di tempo, alterazioni spazio sonore, il tutto si gusta meglio se si fa uso di droghe leggere, un microcosmo sonoro che diventa universo. I Bongzilla attingono a piene mani dalla tradizione sonora distorta sonora che va dai Blue Cheer e dalla loro generazione di sconvolti, passando per gli anni settanta e ottanta più corrosivi, per arrivare all'attuale concetto di psichedelia pesante, come solo alcuni gruppi americani. Un grande ritorno, un disco in cui perdersi al suo interno. uan magia sciamanica che si rinnova.
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