Il black metal è conosciuto in tante maniere, spesso sbagliate e colme di pregiudizi, e solo chi lo ama e lo frequenta sa cosa sia e cosa possa dare. Questo disco di esordio sulla lunga distanza, dopo due ep rispettivamente del 2015 e del 2018, del gruppo friulano dei Gates Of Doom molto bene cosa possa essere il black metal, in questo caso veicolo privilegiato della storia di uomini, donne e terre, di incontri e battaglie e di migliaia di anni di nuvole e cieli. La narrazione del disco è incentrata sulla città friulana di Aquileia, ora un piccolo centro di tremila e poco più abitanti, ma che potrebbe raccontarvi una storia assai lunga e gloriosa, e lo fanno i Gates Of Doom per lei, con un disco potente e maestoso. Aquileia romana vede la luce nel 181 a.C. nel territorio in precedenza abitato dai Carni, e diventerà un baluardo di difesa contro le avanzate delle popolazioni barbariche e poi un avamposto per la colonizzazione dei territori vicini arrivando ad essere la quarta città imperiale per numero di abitanti. I Gates Of Doom narrano le sue storie dall'avvento dei romani fino alla distruzione da parte di Attila e dei suoi Unni nel 452 d.C. Aquileia fu tantissime cose, prima di tutto fu una città molto importante sia per i romani che per i cristiani, tanto che il titolo ora soppresso di Patriarca di Aquileia comprendeva un territorio in pratica sterminato che arrivava fino all'attuale Ungheria, e al Canton Ticino. Questo disco è anche un invito a scoprire la storia, a documentarsi e a conoscere cose davvero interessanti e poco note. La musica dei Gates Of Doom è un black death metal dai toni epici, un incedere possente e al contempo molto melodico, uno stile molto personale e molto incisivo, molto affascinante e completo. Prendiamo come esempio The Galenius Plague, che racconta della terribile pandemia, probabilmente di vaiolo, che colse l'Impero romano dal 165 al 189 e che colpì in maniera molto forte Aquileia, pezzo davvero molto efficace e con un ritornello che pochi gruppi black death possono permettersi, arricchito da un video di grande qualità fatto con un amore sconfinato. Amore sconfinato che è la cifra di questo disco, un'opera di assoluto valore musicale, costruita con una drammatizzazione storica che rasenta il realismo. Canzoni epiche che toccano il cuore ma anche il nostro cervello, gesta e genti che abbiamo dimenticato ma che sono indelebilmente nel nostro dna e che i Gates Of Doom ci ripropongono con grande eleganze e bellezza musicale. Disco assai difficile da descrivere perché lascia il segno come pochi altri, mentre si scruta la storia che è passata in un luogo che ora sembra impossibile da vedere come la Madre Eterna, ma che lo è ancora e lo sarà per sempre, elemento imprescindibile di quell'orgoglio friulano che pervade anche i Gates Of Doom.
Uno dei dischi black death dell'anno 2021.
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