Secondo disco per il progetto Mitochondrial Sun di Niklas Sundin, l’ex chitarrista dei Dark Tranquillity. Il disco omonimo era uscito all’inizio di questo anno nefasto, ed era un’ottima prova con ambient e musica esoterica, fatta con classe ed eleganza.
Qui si cambia totalmente registro, e sebbene rimanga la necessità di cogliere l’infinito in musica, cambia in toto la musica stessa. La musica in Sju Pulsarer è qualcosa di unico, assai difficile da etichettare, poiché rappresenta un aspetto dell’anima di Niklas Sundin, che è un musicista ed un uomo a cui vanno fortunatamente strette le etichette e che utilizza il progetto Mitochondrial Sun per essere se stesso nel mercato discografico, dato che tanti si aspettano da lui qualcosa di simile ai Dark Tranquillity ed invece va dritto per le sue strade. Ci sono mondi dentro questo lavoro, ci sono stili musicali che si uniscono per diventare materia da plasmare nelle mani di Sundin; ad esempio una traccia come Pulsar 7 racchiude in sé due o tre stili musicali diversi che si fondono. Troviamo tantissimo atmospheric black e death, ma anche imperiose tastiere che delimitano i lconfine di questa creazione musicale, ovvero lo spazio infinito dentro e fuori di noi. Si corre come dentro ad una navicella lanciata nello spazio, ma ci sono anche momenti di contemplazione di ciò che vediamo e che stiamo attraversando. Dolore, meraviglia, morte e la vita incessante, il tutto in maneira molto dirompente e scandinava, per esplorare un lato diverso di Nikals, che forse qui si mette più a nudo rispetto all’altro disco. Va altresì detto che questo disco in ambito atmopsheric giganteggia sopra a tante uscite contemporanee che sono assai vuote, mente qui c’è l’Uno che si mostra come forse ha fatto con il filosofo greco Plotino. Un disco profondo, che riesce a racchiudere in canzoni mai troppo lunghe concetti ed immagini che altri ci metterebbero discografie intere. Si sente molto chiaramente la capacità compositiva dell’ex membro dei Dark Tranquillity, quella capacità di fare black metal e death metal a suo piacimento, che è tipica di chi ha un grandissimo talento. Un disco totale, potentissimo e che rientra nelle migliori uscite dell’anno, per la versatilità, la potenza e la bellezza.
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