Notevole disco di debutto per il quartetto pugliese che prende il nome da una sinfonia di Olivier Messiaen. Il gruppo si aggira proprio nei dintorni della musica sinfonica, sebbene non classica ma eseguita con strumenti moderni, con un fortissimo tocco post rock ma soprattutto con la capacità di creare atmosfere cinematografiche e sognanti. Cargo Cult è un racconto organico fatto di tante sensazioni, di strumenti usati nei modi più strani, di capacità compositiva notevole e mai comune, di sogni ad occhi aperti e tanto altro. I Turangalila attingono dal post rock, dal math e anche dallo stoner in certe occasioni, e come substrato onnipresente il pop rock di altissima qualità. Il gruppo ha partecipato recentemente alla colonna sonora del film muto Il gabinetto del Dottor Caligari, pellicola fondamentale e troppo sottovalutata, e qui riproducono decisamente quel passo narrativo che non lascia spazio a fraintendimenti nel comprendere che qui siamo di fronte ad un gruppo notevolmente originale. Il loro punto di partenza è la libertà compositiva della musica classica contemporanea,fatta in maniera davvero contemporanea, poi c’è tanta tradizione e timbro della musica realmente alternativa italiana, que fil rouge altro che accompagna i migliori episodi della musica di qualità in Italia. Un disco con moltissime pieghe, con tanto calore e con un altissimo livello di coinvolgimento, alla scoperta di un ensemble che sa muovendo i primi passi e che possiede in maniera molto chiara una visione di musica ben precisa e assai notevole, che scappa dalla terra per abbracciare le volte celesti portandoci con essa. Cargo Cult è anche un disco di particolarità sonore, di abbellimenti barocchi che come i Don Caballero risultano minimalmente meravigliosi. Una spiegazione contorta per un disco da sentire.
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